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Terzo dono rinnovato: morte fisica: radicazione, composizione,
derivazione. È un dono: prodotto dell’amore e ad
esso sollecitante. Radicata nel piccolo tendenziale.
Composta nel talamo metamorfosale. Derivazione diretta
della morte dell’amore, fatto di vita, che induca la morte
di ogni forma di vita.

Il sacrificio della mia autorità: è il mio dono sacrificale
perché le nuove future generazioni visuate si aprano alla
successione di doni rinnovati. Del primo, ne abbiamo
piena conoscenza: dono del battesimo rinnovato.
Ci siamo accostati al terzo: il dono di una morte fisica rinnovata.
Abbiamo urtato così contro la mentalità corrente,
contro la Chiesa, contro la Bibbia stessa, la quale affronta
il problema della morte senza una specifica luce
Pneumatica. Un male prodotto di un altro male: così è
definito il peccato nella tradizione.
Questa è una spiegazione puramente umana. Ora il visuato
Pneumatico Paterno e satanico, pronto per le nuove
generazioni, e qui misteriosamente anticipato, ci fa dono
di una morte fisica rinnovata. Dalla Bibbia la morte è
castigo di Dio, già in precedenza minacciato, come prodotto
del peccare umano. Dal visuato Pneumatico è un
dono tale da rinnovare la morte, non nella sua sostanza,
ma nel nostro approccio ad essa.
Per essere dono deve essere un bene prodotto dall’amore,
capace di una risposta d’amore.
1) La morte fisica ha delle radici: una sua radicazione. Le
sue radici sono nel talamo eternale o Trinitario infinito.
In quel talamo Dio è espropriazione per una sua cessione,
che è personificazione di Figlio e comunione di vita
eternale. (Gesù non viene a vincere la morte, ma ad
assumerla per la sua metamorfosi).
Non vi è ombra di morte, nessuna traccia, ma una radice
sì. Dio vi è il Piccolo, ma non vi è in pienezza, perché
la morte non ve la può incontrare.
Vi è un Piccolo tendenziale. Per quella tendenzialità
Dio si fa metamorfosale.
2) Ecco il talamo metamorfosale o temporale o finito. Lì
abbiamo la composizione e la derivazione della morte.
Il Padre si riduce fino a farsi in estremo concentrato di
potenzialità indefinite. Espropriabilità, cedibilità, concepibilità,
vivibilità, moribilità.
3) La moribilità dell’amore, la sacrificalità dell’amore e
quindi la sacrificalità della vita, e non solo della sua
personale, ma di ogni vita creaturale e quindi (derivazione)
della nostra vita fisica.
La sua è prodotto dell’amore; l’amore vuole la morte
discendente per poter produrre la vita ascendente. La
sua morte è un bene prodotto dall’amore. È un bene
sollecitante il mio amore. Non un amore di qualsiasi
gradazione, ma il massimo dell’amore: non c’è amore
più grande del dare la vita per l’amico.
Il mio vero amico è Dio. Amo la morte perché amo Dio.
Ma da quando la moribilità Paterna si realizza prima in
famiglia angelica e poi umana, la morte fisica svolge una
funzionalità meravigliosa. Diventa il segno autonomale
della morte autonomale dell’amore. Segno universale perché
la morte dell’amore è universale nella famiglia umana.
La morte dell’amore scorre per fasi: la malattia, il dolore,
l’agonia, e la morte. Satana non me ne lascia sentire neppure
una fase. Il mio peccare non lo sento né malattia né
dolore né agonia nè morte. Tutto mimetizzato.
La morte fisica è lì per dirmi come dovrei sentire il mio
peccare. La morte fisica è lì come segno profeticale della
morte dell’amore. Avevamo la catechesi in casa, e non
abbiamo potuto lasciarci catechizzare. Satana ce l’ha neutralizzata.
La morte Pneumatica per Dio è il boccone più
squisito dell’amore. La morte fisica per il Figlio è il boccone
più squisito del suo amore. Non dovrebbe esserlo per
noi cristiani? Per noi è il boccone più amaro dell’odio.
L’amore per me me la fa odiare a morte. Odiare un nemico
che mi deve schiacciare: che sghignazzare è quello di
Satana su tutti noi. Grazie per il dono della morte rinnovata:
lo diciamo con le nuove generazioni.

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