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Dono sesto: dalla Messa la mia sacrificalità di libera scelta,
e da essa la mia sacrificalità di necessità.
Pneumaticale: la morte Pneumatica esigenza dell’amore
che fa vivere. La morte fisica esigenza dell’amore che vive.
La sacrificalità fisica amata dà autenticità al mio amore a
Dio. Dono assegnato all’amore che si dà da vivere.


 
Il visuato Paterno rinnova tutto il vecchio fideato, e ne fa una lunga successione di doni rinnovati, pronti per le future
nuove generazioni.
‘Un battesimo cresimato Figliale cosciente rinnovato, un
peccato rinnovato, una morte fisica rinnovata, una
Medicazione rinnovata, una Eucarestia rinnovata, una
Messa rinnovata’.
Dalla Messa, sacrificio crociale accolto dal pane e dal
vino, viene a me la mia sacrificalità ecclesiale.
1) Me ne viene una sacrificalità di libera scelta.
2) Solamente con questa io posso riscattare la mia sacrificalità
di necessità naturale.
Satana infatti me l’ha soggiogata all’amore egoisticale,
strappandole il volto di bontà originale, e facendola oggetto
di un odio cieco e furibondo.
Lo Pneuma e io stiamo liberando la morte dal giogo egoisticale
che me lo fa cordialmente odiare. La mia vita fisica
è sacrificale di necessità Paternale.
Mi fa essere il Padre metamorfosale. Mi fa essere la sua
moribilità vivibile. Non poteva farmi essere immortale,
per questo mi ha creato moribile di moribilità fisica. Lui lo
è di moribilità Pneumatica.
*) La mia vita fisica è sacrificale di necessità Pneumaticale.
L’amore Paterno che vive, e l’amore Paterno che si dà da
vivere hanno una loro esigenza assoluta.
a) L’amore Paterno che vive: è in se stesso sacrificale:
esige la morte. Per quella esigenza il Padre si fa
metamorfosale, per cui la sua vivibilità si imbeve
tutta di moribilità. La sua è moribilità Pneumatica: è
l’amore che vuol farsi in morte viva dell’amore. Il
Padre vive amando (amore beneficale) e ama
morendo (amore sacrificale). Salva morendo.
b) La sacrificalità la vuole l’amore che si dà da vivere;
la vuole la comunione con la sua creatura. L’amore
Paterno che si dà da vivere realizza la sua sacrificalità
in quanto nella creatura vive la morte dell’amore:
moribilità vissuta.
Io ora ne posso vivere solamente morendo liberamente.
Mi vado sacrificando la egoisticità che Satana ha imposto
al mio amore Paterno, svolgendola in beneficalità e in
sacrificalità.
Non è facile raggiungere in questo la perfezione che mi
occorre per una integrale comunione di vita. Ecco venirmi
incontro un grandissimo dono: la mia sacrificalità fisica. Il
Padre non poteva affidarmi il suo amore da vivere, senza
quella dotazione essenziale. Io amo, morendo con amore.
Poiché la morte è essenziale all’amore, ne costituisce pure
la sua genuinità e autenticità.
È vero l’amore congiunto alla morte. Non c’è amore più
vero di quello che ama morendo.
Noi facciamo una fatica enorme ad amare morendo, non lo
facciamo in genere. Per sentirci scusati abbiamo posto in
Gesù la nostra fatica. Tre passi indietro davanti alla morte
fisica. È una autentica bestemmia.
Tre passi avanti non per la morte fisica con la quale cammina
al passo. Tre passi avanti per la sua morte
Pneumatica cui avrebbe avuto accesso mediante la fisica.
Il calice di amarezza è non poter raggiungere il grado di
morte dell’amore che solo il Padre può totalizzare, e non
può accompagnarlo nella morte eterna dell’amore.
L’amore Paterno vive quando amo la mia sacrificalità fisica.
L’amore Paterno muore quando odio la mia sacrificalità.
Chi ama la vita la perde. Chi ama il sacrificio la fa
passare all’eterna.

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