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Quinto dono: Eucarestia rinnovata. Quale sarà la nostra
Eucarestia? Il suo Corpo dissanguato: trasferito in una
presenza universale: pane e vino.
A Cana la sua intenzione. Nell’Ultima Cena lo realizza e
lo perpetua col sacerdote. Pane e vino per entrare con la
sua sacrificalità e fissare i limiti.

Processione lunga quella dei doni rinnovati, in partenza
dal Paterno visuato, e in arrivo dalle future nuove generazioni
visuate. ‘Un battesimo cresimato Figliale rinnovato,
un peccato rinnovato, una morte fisica rinnovata, una
medicazione rinnovata’. Il visuato Paterno l’Eucarestia
me l’ha rinnovata così: me l’ha distinta in due parti: un
Corpo dissanguato, dal pane e dal vino segnato; e uno spirito
Figliale metamorfosato, dalla Parola veicolato.
Gesù pone la duplicata Eucarestia in rapporto di assoluta
necessità: senza l’una non ci poteva essere l’altra.
1) L’una c’è stata: Corpo tutto dissanguato, dappertutto
immolato: fisicamente, moralmente, messianicamente,
divinamente; da modalità divina animato: con silenzioso
devoto amore sacrificale.
2) L’altra non è mancata: il suo Spirito in meglio metamorfosato:
in espropriabile, cedibile, concepibile con
un battesimo cresimato cosciente, vivibile e temporaneamente
moribile, pronto a farsi ecclesiato.
Questa fu la sua Eucarestia: un Corpo dissanguato per il suo
Spirito metamorfosato. Quale dovrà essere la nostra
Eucarestia: quella che Gesù ha disposto per la sua Chiesa?
Sicuramente un Corpo dissanguato, il suo Spirito metamorfosato,
per trasformarmi in bene il mio amore liberamente
sacrificato. Questa è veramente la nostra Eucarestia. La sua
fu là; la nostra qua. Vediamone le componenti:
Il suo Corpo dissanguato: solamente Gesù poteva trasferire
il suo corpo da un luogo a tanti luoghi, da un tempo a tanti
tempi. Il suo trasferimento gli fu possibile per la presenza
universale e temporale del pane e del vino. Due alimenti
presenti ovunque e in ogni tempo. Che cosa intendesse fare
di quei due alimenti, lo annuncia a Cana con un segno metamorfosale:
l’acqua in vino (metamorfosi alimentare): un
miracolo preeucaristico. L’annunciato, lo fa realizzato nella
Cena Pasquale: pane in corpo, vino in sangue: metamorfosi
sostanziale, che affida ai suoi sacerdoti di perpetuare. Un
compito sacrificale che li impegna ad essere sacrificali più
dei fratelli. Perché il suo Corpo sacrificato per dissanguamento
lo ha affidato a due alimenti? Per farmi entrare la sua
sacrificalità, e suscitare la mia. Non solo la sua vuole provocare
la mia, ma vuole finanche fissare la mia con la sua.
La sua sacrificalità sulla croce non può toccare un estremo:
il Corpo dissanguato non tocca l’annientamento, non giunge
alla corruzione sepolcrale. Qui la raggiunge. Il suo
Corpo dissanguato da me mangiato non va in assimilazione
né fisica né Pneumatica: non va in comunione. Con quel
termine abbiamo messo in disfunzione quasi totale la nostra
Eucarestia. Chiamata e sentita comunione non vi resta più
nulla da fare per la nostra vita; ma se la chiamiamo col suo
termine preciso e autentico: la Manducazione, la nostra
Eucarestia riprende la sua funzione. Il termine ‘mangiare’ è
autentico: viene da Gesù: ‘Prendete e mangiatene tutti’.
Chiamare comunione la Manducazione è una trappola con
la quale Satana ha bloccato la nostra Eucarestia. Il visuato
Paterno mi ha tirato fuori. Con la Manducazione, qui tocca
la distruzione totale: va in annientamento in pochi minuti.
Non solo provoca una qualsiasi sacrificalità, ma mi fa brillare
una sacrificalità totale. Una eventuale guarigione è
legata alla mia immolazione totale.

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