Prosegue il quarto dono rinnovato: la medicazione rinnovata.
Una coscienza colossale: quella beneficale.Un parto satanico il bene fuoriesce dalla morte della mia
presa egoistica, ma da me imbeato in ogni piacere.
Morte satanica: ne usciamo con un amore sacrificale
coscienziato: convinto della mia libera morte: con essa
amo la vita e genero la pace, mentre con l’amore di odio
generiamo la guerra.
Dal visuato Paterno scorreranno i doni rinnovati nelle future nuove generazioni, se ora noi siamo capaci di
lasciarci sacrificare la nostra autorità dalle presenti nuove
generazioni. Scorrerà il dono di una medicazione rinnovata.
Essa avrà un prete rinnovato, e sarà il medico visuato.
1) Vi farà da visualizzatore di coscienze infernali perfettamente
funzionali, con le quali Satana ha coscienziato la
morte dell’amore.
2) Vi farà da formatore di una coscienza nuova e contraria,
capace di produrre azioni contrarie a quelle con le
quali ci siamo fatti su male.
Dal visuato Paterno io l’ho attinta. Per la sua tendenzialità
a piccolare al sommo grado, Lui si trasforma in moribile per
noi. L’amore che mi si è dato da vivere è amore sacrificale:
sacrificabile e sacrificato da Satana con me.
Per quell’amore che mi si è dato da vivere, io mi tolgo i piaceri
dell’amore di odio, per farmi pronto a lasciarmi sacrificare.
Passo dal sacrificarmi al lasciarmi sacrificare per
mano di altri, percorrendo la via del bene facere: del far del
bene. Ma sto bene attento a non fermarmi al solo fare il
bene. Quello che Satana sta facendo nella nostra Chiesa.
Va sviluppando una colossale coscienza beneficale: componete
come in un mosaico tutti i movimenti ecclesiali
lanciati a far del bene: associazioni caritative, volontariato,
impegni quaresimali, movimenti spontanei, gesti di
solidarietà, Caritas nazionali e mondiali, san vincenziani
parrocchiali, le scelte preferenziali per i poveri, le miriadi
di iniziative per il terzo mondo; avrete una pallida idea
della gigantesca coscienza beneficale che galvanizza la
Chiesa intera.
Si parla anche dell’atomica della povertà e del sottosviluppo,
come si parla della rabbia dei poveri del terzo mondo,
ma non ancora ci convince. Mentre siamo convinti di ingigantire
la massa di bene che produciamo, anche a seguito
delle denunce pronte a ogni viaggio papale (cfr.Giovanni
Paolo II), assistiamo a un magico parto. L’amore per me
ha generato l’amore per gli altri satanico: il fare il bene
non fuoriesce dalla eliminazione della mia presa egoistica;
non da sacrificato, ma da me imbeato di tutti i piaceri. Dal
mio star bene esce fuori il mio far del bene. La Chiesa è
cascata in quest’ultima rete satanica. Amore sacrificale
vuole la vita sacrificale. Ne usciamo solo con un amore
sacrificale coscienziato. L’amore sacrificale ha una esigenza:
la mia libera morte. Non la morte della vita altrui:
quella va accolta, difesa e promossa finchè non è capace
di una libera scelta. Ma quando lo sarà, non la farà, perché
noi non la educhiamo a questo; neppure noi l’abbiamo
scelta. Io amo la vita se liberamente la sacrifico. Solo la
vita sacrificale è metamorfosale. Una vita di amore di odio
è il mio male da sacrificare per farmi pronto a lasciarmi in
tutto sacrificare. La vita non è sacra e inviolabile; se no,
Gesù la sua l’avrebbe dissacrata. La vita va sacrificata per
farsi sacrificabile. L’amore che fa sacrificabile la mia vita
è l’unico generatore di pace. La pace non è beneficare, ma
è dal mio libero sacrificarmi. Da dove la guerra?
Non da un uomo pazzo (cfr. Guerra del Golfo) ma da una
umanità fuori di sé per il piacere. L’amore di odio di una
intera umanità ha fatto coagulo in un uomo, ed ecco il
disastro. La guerra è quindi in parte mia. Il nostro pregare
è venuto allo scoperto. Non ha bloccato la guerra la preghiera
corale. La guerra si ferma cambiando lo stile di vita
del piacere e gridando a noi stessi: ‘convertitevi’; avremmo
fermato la guerra emanando azione di vita. Noi siamo
corsi ad accaparrare. Non dovremmo rispondere affatto a
questo appello di preghiera; dobbiamo invece metterci al
muro, cercando gli obiettivi da colpire, e sparando su noi
stessi, e proseguendo così. Grazie, quindi, alla guerra del
Golfo,...: senza di essa non avrei lanciato la mia vita alla
sacrificalità totale.
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