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Quinto dono: Eucaristia rinnovata. L’Eucarestia del Corpo dissanguato e dello spirito Figliale ci vuole tutta
intera. C’è voluta là: un Corpo dissanguato immolato in
tutto con modalità divine per conseguire una metamorfosi
nel suo Spirito, che si dà così la sua ecclesiabilità. Qui ci
vuole un Corpo sacrificato per farmi sacrificale; uno
Spirito metamorfosato per farmi metamorfosale.



Processione lunga e ordinata quella dei doni rinnovati, in
partenza dal visuato Paterno, pronta a raggiungere le future
nuove generazioni. ‘Un battesimo cresimato Figliale
rinnovato, un peccato rinnovato, una morte fisica rinnovata,
una medicazione rinnovata, una Eucarestia rinnovata’.
Il rapporto tra Confessione e Comunione è entrato in crisi.
1) Il visuato Paterno me l’ha rinnovato: non più la
Confessione per fornire con la grazia di Dio occorrente
alla Comunione.
Ma la Medicazione e la Manducazione per puntare alla
mia guarigione che è comunione, che è grazia del Dio
Paterno ottenuta con la grazia del Dio Figliale.
2) Rinnovato il rapporto, mi rinnova pure l’Eucarestia.
Me la rinnova così: me la divide in due parti, assegnandole
a due segni distinti. Il Corpo dissanguato assegnato
al pane e al vino consacrato. Lo spirito Figliale assegnato
alla Parola, che da veritata passa a Spiritata.
L’Eucarestia del Corpo dissanguato e del suo Spirito metamorfosato:
non due, ma l’uno in funzione dell’altro. L’una
parte indispensabile per l’altra. Satana ha suggerito la scissione
e la eliminazione ora dell’una ora dell’altra. E c’è riuscito
con varie eresie. La più vicina a noi quella Protestante,
che ha eliminato l’Eucarestia del Corpo dissanguato, stracciando
il rapporto necessitante tra Corpo dissanguato e spirito
Figliale metamorfosato. Quello c’è voluto là per Lui; ci
vuole anche qua, per noi. Cosa c’è voluto là, per Lui:
1) C’è voluto un corpo animato che liberamente si lascia
ridurre a dissanguato, fino all’ultima goccia (una immolazione),
quale avvenne sulla croce a morte avvenuta.
2) Quel corpo dissanguato in croce realizza una immolazione
totale di tutto quello che Gesù era: fisica, morale,
messianica, divina, nella maniera più spettacolare: pubblica
e ufficiale.
3) Una immolazione accettata e condotta nell’unico modo
capace di produrre uno scatto metamorfosale. Il modo:
con devoto silenzioso amore sacrificale.
La sua devozione:
a) Non è al comando Paterno: ‘Vai a salvare l’umanità
con la tua croce!’.
b) Non è alla richiesta di una riparazione.
c) La sua è devozione alla azione di morte che il Padre
prepara alla sua Chiesa privilegiata ebraica dirigenziale,
subendo una morte secolare nei secoli.
Il Figlio si lascia immolare dal Padre ecclesialmente immolato,
non per comando ma per esigenza dello spirito Paterno
metamorfosato, che nella generazione temporanea gli si è
dato da vivere moribile in persona di Figlio. La metamorfosi
Paterna induce la Figliale, che si compie con quella immolazione
modale, fatta in quel modo. Per quella immolazione
modale lo spirito Figliale si fa in metamorfosato. Non c’è
più, non ci può essere, non ci sarà mai metamorfosi senza
immolazione con modalità divina. L’immolazione Gesù l’ha
liberamente voluta su un suo bene, su tutti i suoi beni: il bene
fisico, morale, messianico, divino; per cui la metamorfosi
Figliale si definisce così: trasformazione in meglio di bene
liberamente sacrificato. Il meglio l’ha conseguito col suo
spirito che si è reso espropriabile, cedibile, concepibile con
battesimo cresimato cosciente, vivibile e temporaneamente
moribile. Ha conseguito la sua ecclesiabilità in soccorso alla
Paterna, prima con una comunione accidentale; nel futuro
già incominciato con una comunione sostanziale. Così il
visuato Paterno mi ha rinnovato il sacrificio della croce: non
è espropriazione generosa dei miei peccati, non è riparazione
alla offesa Paterna, non è cancellazione dei miei peccati:
è sacrificio metamorfosante (di corpo animato) lo spirito
Figliale; dandosi a me da mangiare nel suo Corpo e da vivere
nel suo Spirito, induce la mia metamorfosi sacrificale.

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